“Il discorso economico dominante poggia in misura considerevole su una semplicissima concezione di fondo del funzionamento del capitalismo: il capitalismo è un sistema economico caratterizzato da mercati competitivi. In questi mercati, imprese controllate da privati, allo scopo di realizzare profitti per i loro azionisti, competono fra loro per fornire beni e servizi ad altre imprese e consumatori, che scelgono liberamente a chi rivolgersi. (…) Il modello ortodosso è consapevole che i mercati non sempre funzionano bene e ricorre quindi al concetto di fallimento di mercato per spiegare che a volte si hanno risultati non ottimali e come migliorarli. La teoria del fallimento del mercato offre pertanto una giustificazione razionale per l’intervento pubblico. Le politiche pubbliche devono cercare di correggere i fallimenti del mercato, per esempio promuovendo la concorrenza, imponendo di rendere più accessibili le informazioni su beni e servizi, costringendo gli operatori economici a pagare le esternalità attraverso strumenti come le tasse sull’inquinamento, fornendo e sovvenzionando beni pubblici.
(…) Il modello ortodosso offre un impianto di attraente semplicità per ragionare sulla teoria e le politiche economiche. Combina l’eleganza della microeconomia neoclassica con affermazioni plausibili in materia macroeconomica. (…) Ma non è un modello adeguato per comprendere il funzionamento del capitalismo, perché i mercati non sono strutture semplici che si comportano nei modi illustrati nei manuali di economia. (…) Queste teorie idealizzate tralasciano molti degli aspetti fondamentali del capitalismo, o li trattano come imperfezioni invece che come caratteristiche strutturali, sistemiche. Ignorano gran parte dell’evidenza sul funzionamento concreto di economie differenti, e i casi e le ragioni per cui vanno bene o male. (…) Le economie capitalistiche non sono astrazioni teoriche, ma sistemi complessi e dinamici, saldamente radicati in società specifiche oltre che in contesti ambientali governati da leggi biofisiche .
(…) Fortunatamente, la scienza economica dispone di ampie risorse. Non si può certo dire che queste caratteristiche delle economie capitalistiche siano delle rivelazioni. Sono state analizzate a livello teorico e documentate a livello pratico da oltre un secolo di studi economici. Sono alla base del lavoro di alcuni fra i più grandi economisti del secolo scorso, come Karl Polanyi, Joseph Schumpeter e John Maynard Keynes, e scuole di pensiero più recenti come l’economia evolutiva, l’economia istituzionale e l’economia postkeynesiana.”
Tratto da Ripensare il capitalismo, a cura di Mariana Mazzucato e Michael Jacobs, 2017, Editori Laterza